W.R.Bion, una lettura impegnativa e sconcertante

Gent. Dott.Benedetti

ho cominciato a leggere qualcosa di W.R. Bion, cominciando magari dalla sua autobiografia, purtroppo nelle librerie di Firenze che ho girato non l'ho trovata, ho trovato qualcosa di Bion da Feltrinelli: “Memoria del futuro - Il sogno”, l'ho comprato e l'ho letto; se devo usare un aggettivo direi “sconcertante”, stilisticamente mi è parso una via di mezzo tra l'Ulysses di Joyce e Aspettando Godot di Beckett.

Prima di cominciare la lettura ho letto i suoi commenti sul suo blog, l'intenzione era di sapere quale tipo di lettura mi stavo accingendo a compiere e accostarmi ai concetti espressi da Bion.
Il concetto di “O” mi piace, si adatta bene alla mia personale “weltanschauung”, mi piace anche l'idea che ci siano dei “pensieri non pensati” che esistevano anche prima che qualcuno li pensasse, d'altra parte “stat rosa pristina nomine”, anche se in questo caso la rosa è materiale.

Poi è cominciata la lettura e si è rivelata piuttosto ostica, a parte la “ginnastica letteraria” cui costringe il lettore con i numerosissimi riferimenti a scrittori, filosofi, scienziati ecc.. ci vuole uno sforzo notevole per afferrare i concetti espressi via via da tutti personaggi e cercare di capire cosa vuole significare Bion, poi come suggerito dallo stesso Bion, ho deciso di “lasciarmi andare” alla lettura senza andare a “sfruculiare”.
Ce l'ho fatta fino a metà libro, poi la ripetitività di certe espressioni si è fatta noiosa e stancante, allora ho cercato una “scorciatoia”, ho cercato in internet qualcosa che mi aiutasse a capire meglio, ho riportato qui di seguito alcuni articoli trovati sul sito “statidellamente”:
http://statidellamente.blogspot.it/2009/11/su-bion-tra-oriente-ed-occide...
e qualcosa su Psychomedia:
http://www.psychomedia.it/pm-thesis/spagnol/cap5.htm
in cui si parla di Bion.

C'è qualcosa negli articoli che mi turba: Bion parla di spogliarsi della memoria (passato) e del desiderio (futuro) per arrivare a “O”, questo è auspicabile per lo psicanalista che pratica l'analisi e anche per l'analizzato, ma suppongo per tutti, però Bion asserisce che questo mette in contatto con l'ignoto che può essere terrorizzante, ma se tollerato può avvicinare a “O”, però è richiesta pazienza e un atto di fede, cito dall'articolo di Psychomedia di cui sopra:
==== quote ====
La conoscenza di O si manifesta, poi, attraverso le funzioni logico-razionali della mente, definita con il simbolo "K". 
Le funzioni di K possono quindi favorire uno sviluppo della conoscenza, solo se subordinate alle verità intuite tramite atti di fede.
Questa evoluzione del pensiero in O suscita terrori di morte.
Solo con la fede è possibile affrontare la paura che l'incontro con O comporta. 
Quindi, un ulteriore fattore che accomuna esperienza psicoanalitica e mistica sono la turbolenza, il panico e la frammentazione. L'accesso alla verità, infatti, non avviene nella serenità del Nirvana orientale; occorre tollerare la paura dell'inconoscibile per sperimentare una realtà psichica profondamente primitiva se non, addirittura, catastrofica.
La disciplina dell'assenza di memoria e desiderio può scatenare forze primordiali e temibili; queste, se tollerate pazientemente, conducono ad accostarsi alla verità, con lo stato di benessere e sicurezza che ne deriva.
A Bion interessa che il soggetto sia mentalmente vivo; così sono, senz'altro, i mistici in quanto si avvicinano, o sono all'unisono, con la verità assoluta, la realtà ultima o la divinità. 
Per essere mentalmente vivi occorre praticare la capacità negativa, che consiste nel saper perseverare nelle incertezze, attraverso i misteri e i dubbi, senza lasciarsi andare ad una agitata ricerca dei fatti e delle ragioni. 
La capacità negativa, la pazienza e fede in O, costituiscono gli strumenti per far fronte a contenuti non ancora disponibili all'interpretazione. L'analista deve sviluppare un atteggiamento simile a quello del mistico, con la consapevolezza dell'inevitabilità del pensiero e della non importanza dell'individuo che lo ospita. 
Questo genera emozioni talora insostenibili, che trascinano il sé in un vortice che conduce al vuoto, all'informe e all'ignoto.
La differenza tra lo psicotico e lo psicoanalista, o il mistico, è che lo psicotico si perde in questo vuoto. 
=== unquote ===
Quando ho cominciato il libro mi sono sentito come l'alpinista ai piedi di una montagna che desidera scalare, col suo zaino e il suo bastoncino, guarda la cima (il “vertice” bioniano?) e pensa “oddio....”. Più in alto si va più chiara è la visione del mondo, ma c'è fatica, dolore, paura di perdersi per strada e cadere in un burrone e si chiede: “ne vale la pena?”.
Penso che “O”, a meno che uno non sia un mistico o un poeta o un profeta, sia difficile da raggiungere, che una persona “comune” possa solo avvicinarsi e che la disciplina interiore che permetta questo accostamento dovrebbe essere fatta sotto la guida di chi già ha effettuato questo percorso perché da soli ci si può perdere e cadere nella frustrazione.

Bion non dice come si può tecnicamente raggiungere questo stato, se con esercizio (tipo training autogeno) o disciplina (yoga), io mi ero forse illuso di poter avvicinare, non dico raggiungere, “O”, ma se il prezzo da pagare è essere sottoposto a emozioni insostenibili non è un prezzo che sono disposto a pagare. Forse ho caricato questa lettura di troppe aspettative, forse ho identificato O con il “centro di gravità permanente” e ora sono deluso, o forse non ho capito a fondo il significato degli articoli che ho frainteso, forse era meglio se non li leggevo. Forse l'opinione di Bion come tutte le opinioni umane, non è perfetta e non è detto che certe sue congetture siano valide.

C'è un'altra cosa che non mi è chiara, Bion indica come necassario il passaggio PS<--->D dalla posizione schizoparanoide alla depressione, non credo che indichi che dobbiamo diventare schizoparanoici o depressi, non mi è chiaro il suo significato, come questo porti all'organizzazione del pensiero.

A questo punto mi ero bloccato e non riuscivo ad andare avanti nella lettura, però non volevo buttar via tutto, certe tematiche, come ho detto, mi piacciono, ho ripreso faticosamente la lettura, ho notato che gli ultimi capitoli erano un po' più chiari e sono arrivato in fondo.

Adesso mi sento come se mi avessero rovesciato nella mente tutti i pezzi di un puzzle senza sapere cosa verrà fuori, di cui si riesce a mettere insieme solo qualche pezzo, sono tanti i concetti che propone Bion: “O”, “K”, funzione alfa, rèverie, contenitore/contenuto, capacità negativa, “L”, “H”, griglia, pensiero non pensato, apparato per produrre i pensieri, PS<--->D, catastrofe, .. tanta roba... sento però che nella mia testa in “background” qualcosa sta lavorando, Bion va sicuramente riletto, anche ora riprendendo in mano il libro certi passaggi sembrano acquistare significato.

Non proseguirò ora con la trilogia, penso leggerò prima la biografia per capire meglio, poi rileggerò il sogno, sopportare di non capire è dura, per uno come me sempre alla ricerca di certezze, anche se Bion dice che bisogna trovare la capacità negativa di sopportare, forse a un certo punto se uno non ce la fa ad arrivare in cima può accontentarsi del punto in cui è arrivato che magari gli permette già una discreta visione, sedersi e bere il bicchiere mezzo pieno che ha in mano.
Lunga è la strada che conduce al Nirvana dice il Buddha, e in salita per giunta, però... magari... piano piano...

Mi piacerebbe conoscere il suo punto di vista.

Cordialmente

E' interessante avere il

E' interessante avere il riscontro di una lettura di Bion non di addetti ai lavori. In genere mi pare che Bion sia poco conosciuto fuori del mondo psicoanalitico, tranne alcune opere come esperienze nei gruppi, lette comunque sempre in ambito psicologico psichiatrico. Anche i critici e detrattori della psicoanalisi, terreno molto fertile e lucroso in questo periodo, di solito si limitano a Freud e alla sua vita pubblica e privata, e in particolare non affrontano mai Bion.

Come dicevo, consiglierei di leggere prima l'autobiografia The long week-end ( tradotto come 'la lunga attesa': non so perchè 'week end' viene tradotto come 'attesa', un esempio che tradurre è un po' tradire, e se possibile è meglio vedere anche il testo originale, specie se difficile e controverso ...) , perchè rende meno misteriosi certi passaggi della Trilogia, che si rifanno alle esperienza da piccolo in india e da giovane ufficiale britannico alla prima guerra mondiale su un thank nelle Ardenne.
Inoltre Bion è, a mio avviso, un autore su cui si torna e ogni volta si legge qualcosa di nuovo, di diverso. 'Cibo per la mente' : espressione sua, credo, ma che oggi è diventata una formula della pubblicità. Lui stesso d'altronde avvisava che il linguaggio tende a diventare rapidamente obsoleto e a svuotarsi di significato, forse per una qualche legge dell'entropia adattata alla mente...
E' anche un esercizio 'ginnico' di allenamento alla resistenza, di sopportare di non capire (senza correre subito a fare qualcosa, ecc: capacità negativa', la chiama Bion, riprendendo Keats...), la fatica, proprio come una ascesa in montagna, come diceva Lei...
Quanto ai commenti e alle interpretazioni, io preferisco, quando leggo un libro, saltare la prefazione se non è dell'autore, e leggerla dopo aver letto il libro.
Le interpretazioni e le spiegazioni autorevoli tolgono sempre qualcosa all'originale, a mio avviso.

drGBenedetti

W.R.Bion - La lunga attesa

Gent. Dott. Benedetti,

ho letto con calma "La lunga attesa". Effettivamente per avvicinarsi a Bion questa lettura penso sia la strada migliore. E' un'autobiografia che si legge piacevolmente e che coinvolge profondamente il lettore in quanto Bion più che narrare gli eventi narra le emozioni collegate ad essi in una profonda e "spietata" autoanalisi ed empaticamente il lettore ne partecipa. Si sorride nel racconto dell'infanzia in India, il treno nella polvere, la scoperta della masturbazione, comprensione per la vita scolastica in Inghilterra, il bullismo, l'inadeguatezza della scuola, il rapporto con la religione e i genitori e infine angoscia per la terribile esperienza della guerra in cui scampa per un pelo alla morte diverse volte.
A seguito di questa lettura, riprendendo in mano "Il Sogno" ecco che questo assume un più chiaro e profondo significato, anche se, come già è stato scritto, anche rileggendolo diverse volte si scova sempre qualcosa di nuovo perché la "Memoria del futuro" per me è e resta sempre una lettura sconcertante. E' inoltre una lettura che invita alla lettura, si parla di Melanie Klein a allora non è male leggere qualcosa di o su M. Klein, e così di Meltzer, Winnicott, per non parlare di Freud che ormai conoscono anche i bambini; in questo modo ecco che si capisce un po' meglio la formazione del "Bion-pensiero". E' una lettura che consiglio perché è una lettura "che fa bene".

Cordialmente.

Le Sue considerazioni sono

Le Sue considerazioni sono interessanti. Credo che se si viene 'presi' da Bion è difficile staccarcisi, poi... Però la mia è un'esperienza dall'interno della professione, per così dire, anche se Bion ne amplia i confini allargando l'ottica a filosofia, scienza, letteratura fino agli anni sessanta settanta del secolo scorso.
Ho l'impressione che non sia molto conosciuto all'esterno di un ristretto numero di addetti ai lavori. Non è quasi mai citato quando si parla di psicoanalisi in generale in ambiti diversi.
C'è un altro libro (basato sulla sua corrispondenza) come seguito della 'lunga attesa', stesso editore, e poi ci sono altri due volumi di 'Memoria dal futuro', ugualmente ostici, ma specialmente il terzo (che conosco meglio), molto interessanti.
Inoltre forse può essere di interesse più largo "Esperienze nei Gruppi" (Armando Editore), che è 'prepsicoanalitico', e si estende a molti campi. E' un libro credo illuminante, per le dinamiche dei gruppi piccoli e grandi.
E poi ci sono gli altri scritti, più clinici, ma che negli ultimi anni diventavano sempre più estesi a tematiche di interesse extra-analitico: o meglio, che mostravano come i confini abituali della psicoanalisi erano troppo stretti per comprendere le cose.
Sono d'accordo che leggerlo "fa bene"...
Buona lettura!

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