Timore ritardo bimbo di 18 mesi

Gentile dott. Benedetti,
sono la mamma di un bimbo che tra pochi giorni compirà 18 mesi e vorrei esprimerLe le mie perplessità circa il suo sviluppo psicologico e linguistico.
Il bimbo è nato alla trentottesima settimana con un cesareo a causa di una sproporzione feto-pelvica (c.c. 10, peso 4,100 Kg),l'indice di Apgar era 7 alla nascita (ha presentato una lieve difficoltà respiratoria a causa di residui di liquido amniotico che gli ostruivano le vie aeree) e 9 dopo 5 minuti. Ha sofferto fino allo svezzamento di reflusso gastro-esofageo curato con Ranidil e, all'età di 2 mesi, è stato ricoverato a causa di un'infezione da Rotavirus, curata con Nurofen e antibiotici, in attesa degli esiti dell'emocoltura risultata poi negativa.
Il bimbo ha sempre presentato una crescita al 97esimo percentile, è stato allattato esclusivamente al seno per i primi sei mesi e prende ancora un po' di latte materno saltuariamente alla sera, se vedo che ha difficoltà a rilassarsi. Dallo svezzamento è diventato stitico: per evacuare regolarmente deve bere moltissimo e abbiamo dovuto eliminare tutti i cibi potenzialmante astringenti (patate,carote,banane). Ha accettato senza alcuna difficoltà il passaggio all'alimentazione solida ma mangia ancora prevalentemente pappe perchè accetta raramente di assaggiare il cibo "da grandi": a questo proposito, mangia autonomamente pezzi di pane o cracker e beve da solo dal biberon ma si rifiuta di portarsi alla bocca pezzetti di cibo più piccoli, pur non avendo difficoltà a raccoglierli con il pollice e l'indice (preferisce buttarli per terra invitandomi ad imboccarlo).
Prende il ciuccio da quando aveva 5 mesi c.ca ma da un mesetto solo per addormentarsi.
Sta seduto autonomamente dagli 8 mesi, gattona dagli 11, si alza in piedi con appoggio dai 14 e cammina fluidamente dai 17 mesi.Si addormenta in braccio ma poi dorme nel suo lettino, da un mesetto presenta difficoltà a prendere sonno e si sveglia ripetutamente durante la notte.
Le mie perplessità riguardano il suo sviluppo psico-sociale e linguistico: nonostante presenti una lallazione varia da prima dei 12 mesi pronuncia pochissime parole ("scisci" o "disci" per ciuccio e biberon, "nanna" e "buia" se si fa male); aveva imparato a dire "mamma" e "papà" qualche mese fa ma ora non lo dice quasi più e se lo invitiamo a farlo si innervosisce; non indica e non fa "ciao" con la manina (in compenso "batte il 5"); non sa costruire torri con i mattoncini e non pratica gioco simbolico, imita solo la "linguaccia"; da qualche giorno ha imparato ad infilare i cerchietti nel bastoncino e spinge i pulsanti dei suoi giochi musicali con l'indice; mette ancora in bocca gli oggetti ma un po' meno da circa un mesetto; preferisce lanciare mattoncini, macchinine etc.per sentirne il rumore, piuttosto che impegnarsi a scoprirne l'uso: a tal proposito ha un trenino su cui salire e spingersi con i piedini ma si rifiuta di salirci, preferisce impennarlo per farlo poi cadere o spingerlo. Non ha un pupazzo o un altro oggetto transizionale al quale è affezionato. Potrebbe giocare per ore a fare avanti indietro fra le porte scorrevoli del supermercato e piange e urla se viene interrotto anche dopo diversi minuti che sta giocando. Si incanta manipolando piccole cose: una briciola, un chicco di riso, un'etichetta, emettendo un suono ripetitivo e monocorde (rrrrrrr rrrrrrr) e diventando molto difficile da distrarre. Grida spesso durante la giornata, non solo quando è contrariato ma anche mentre gioca, gattona o cammina: spesso va avanti e indietro ripetitivamente per la sala gridando. Mi rassicura il fatto che sorride e ride tanto, ama il gioco del cucù-settete in molte varianti che lui stesso inventa, ama le canzoni e sceglie quali vuole sentire opponendosi chiaramente, si gira quasi sempre quando lo chiamiamo e capisce molti comandi e richieste (anche se a volte ci ignora) rispondendo con i suoi gridolini e spesso rispettando i turni di conversazione.Capisce al volo lo scherzo e arresta spesso un comportamento al mio "no", cambiandolo in un'attività che sa essere approvata. E' affettuoso, da il bacino e viene a farseli dare accoccolandosi fra le nostre braccia. A volte manifesta molta ansia da separazione, altre no (l'ho lasciato a zii e nonni in pochissime occasioni e per poco tempo), reagisce agli estranei sorridendogli se ne gradisce la presenza e tappandosi le orecchie se non vuole ascoltarli, salvo piangere se gli si avventano addosso o provano a prenderlo subito in braccio. Si tappa le orecchie ad ogni rumore sgradito e a volte reagisce piangendo disperato (ad esempio se ci soffiamo il naso davanti a lui!).
In sostanza, la mia sensazione di mamma è che sia più piccolo della sua età, soprattutto per il fatto che non indica e non chiama "mamma", per il continuo gridare e per i tipi di gioco che fa e mi chiedo se si possa parlare già di un ritardo che necessiti di qualche forma di trattamento o se posso serenamente lasciare a mio figlio i suoi tempi senza lasciarmi preoccupare dagli inevitabili paragoni con i suoi coetanei. Mi scuso per essermi dilungata su dettagli forse superflui ma ho pensato che, non vedendo il bimbo, fosse meglio darLe più informazioni possibili. In attesa di una Sua risposta, La ringrazio vivamente per l'attenzione e per questo utilissimo servizio.

Gentile signora, il quadro

Gentile signora,
il quadro che descrive del suo bambino fa pensare in effetti solo a un lieve 'ritardo', ma non come 'malattia' o 'disturbo', bensì solo come 'orario' statistico ('ferroviario'): a volte ostacoli durante il percorso possono portare a ritardi e a volte a deviazioni su linee meno dirette, con una discrepanza nello sviluppo delle diverse abilità. Ma 'importante è che il 'viaggio' continui in modo che il bimbo faccia varie esperienze lungo il percorso ed impari, senza fermarsi troppo su singole esperienze. Se non ci sono troppi altri ostacoli e deviazioni dovrebbe riavvicinarsi progressivamente alla strada maestra.
Eviterei di usare il seno come 'consolazione' e antistress, mi sembra più utile passare a modalità più evolutive, con la voce, la ninna nanna, anche il coccolamento, ma in modo che progressivamente prevalgano le comunicazioni a distanza e simboliche, rispetto che quelle a contatto fisico immediato e diretto. Lo sviluppo simbolico presuppone il distacco, cioè la perdita del giardino dell'Eden, ovviamente se fatto in modo graduale è meglio che non una 'cacciata' drammatica con la spada...
Lo sviluppo mentale si basa cioè sulla sostituzione dell'oggetto fisico immediato (il seno della mamma) con un 'sostituto', che un po' alla volta avvia il simbolismo, la comunicazione, il linguaggio. Ovviamente con tutte le imperfezioni degli esseri umani.
Cordialmente,
drGBenedettie

Grazie

Gentile dott.Benedetti,
grazie per i Suoi consigli, mi impegnerò per favorire dolcemente il distacco dalla mamma di cui il bimbo ha bisogno per crescere. Per quanto riguarda l'allattamento, come le dicevo siamo già sulla via del distacco e il bimbo non oppone resistenza, sono io che ho prolungato l'abitudine per accorciare i tempi di addormentamento nei momenti di maggior stanchezza...insomma era più un'esigenza della mamma ma concordo con il fatto che sia giunto il momento di farne a meno!
Noto che da quando cammina fa maggiori progressi, quindi mi chiedo se questo suo ritardo sulla tabella di marcia non sia stato anche favorito dall'aver imparato a camminare da solo un mese, avendo ora sicuramente più occasioni e strumenti per esplorare l'ambiente...vedremo come evolveranno le cose nei mesi successivi.
Grazie ancora per l'impegno e la semplicità con cui mette la Sua competenza al servizio di tutti.

Il "sostituto" della mamma

Il "sostituto" della mamma intendevo non una persona (nonna, baby sitter, educatrice niodo), ma qualcosa che sostituisce il contatto fisico con la mamma, quindi la voce, le parole, la vista, e poi via via oggetti come appunto il ciuccio, il biberon, l'orsacchiotto, la 'copertina' tipo Linus, per un po', che possono aiutare per un po' ad affrontare il distacco e a tenere in mente la mamma anche se è più distante...

Sicuramente stare in piedi e camminare autonomamente aumenta le esperienze e le occasioni e accellera l'apprendimento...., ma poi complica anche la vita con gli altri, che cominceranno a mettere regole e limiti al desiderio del bambino di conquistare tutto....
Grazie per le gentili parole,
Cordialmente

Bene. Cercherò, a tal

Bene. Cercherò, a tal proposito, di modificare la modalità di addormentamento perchè è sicuramente la situazione in cui il bimbo dipende maggiormente dal contatto fisico di mamma o papà per tranquillizzarsi.
Grazie ancora per gli ulteriori chiarimenti.

QUADRO AGGIORNATO A 24 MESI

Gent.le dott. Benedetti,
Le scrivo per aggiornarLa sulla situazione di mio figlio che, negli ultimi 7 mesi non sembra sostanzialmente migliorata. Ieri, al controllo dei 24 mesi (compiuti lo scorso 28 febbraio), la pediatra ha subito notato alcune stereotipie nei movimenti delle manine che, unite al fatto che ancora non parla per niente, l'hanno spinta a richiedere per il bimbo un consulto neuropsichiatrico col sospetto di "note sfumate di autismo".
Il bimbo continua a presentarsi vivace e allegro durante tutta la giornata, cerca spesso il gioco e ama condividere con noi le sue scoperte; gli piace essere rincorso, giocare a nascondino, "rubare" un oggetto proibito per essere inseguito, fingere di dormire appena dico per scherzo "oh, Davide si è addormentato", essere coccolato...insomma fa una serie di cose che, anche alla luce dei miei studi in psicologia, mi farebbero escludere l'autismo. Riguardo all'indicare, per esempio, è vero che non usa il pointing per richiamare la mia attenzione su un oggetto lontano, però, ad esempio, se lo interrogo sui personaggi di "Peppa Pig" o dei "Teletubbies" di un suo libricino li riconosce tutti per nome toccandoli col ditino e ridendo gratificato quando gli dico "bravissimo". Inoltre è un bambino che guarda dritto negli occhi, a meno che non sia distratto da un'attività più attraente, mostra una marcata preferenza per alcune figure di riferimento (a parte mamma e papà, adora uno zio e il nonno)e capisce molto di ciò che gli diciamo: di fronte alla scelta di una canzone o di qualcosa da mangiare, per esempio, si lamenta piagnucolando finchè non dico quello che vuole e, a quel punto, si apre in sorrisi ed esternazioni di entusiasmo.
Gli aspetti che, invece, continuano a lasciarmi perplessa sono il suo ormai evidente ritardo nell'acquisizione del linguaggio (non dice nemmeno mamma e papà, se non per puro esercizio fonetico senza intenzione comunicativa), i movimenti stereotipati delle manine (le apre e le chiude anche tendendo nervosamente le braccia in avanti) soprattutto in risposta a stimoli che lo emozionano (per esempio vedendo aprire e chiudere le porte scorrevoli o concentrandosi sul movimento di alcuni oggetti)e il gridare spesso durante la giornata senza una ragione precisa, molte volte correndo avanti e indietro.
Un'altra particolarità, infine, riguarda il suo rapporto con determinate consistenze: resta spesso nauseato,talvolta fino a presentare conati di vomito, manipolando o mangiando cose dalla consistenza molliccia e viscida (per questo motivo non mangia frutta a pezzi).
Giovedì prossimo ci recheremo al Gemelli di Roma per questa visita, la mia preoccupazione è sentirmi proporre un famigerato test standardizzato per ricercare l'autismo mentre il mio dubbio è che il problema sia da inquadrare più in un ritardo di altra natura. Insomma, temo una diagnosi errata con tutte le sue conseguenze e vorrei un Suo autorevole parere.
In attesa di risposta, mi scuso per essermi tanto dilungata e la ringrazio per la Sua disponibiltà.

Nel suo aggiornamento c'è

Nel suo aggiornamento c'è come una 'fotografia' del bambino, ma non c'è riferimento alla sua evoluzione, salvo il giudizio che 'la situazione non sia migliorata', non c'è una sequenza che mostri se ci sono cose in cui è cresciuto, se ha imparato cose che prima non faceva, o se è tutto fermo, insieme al linguaggio.
Più che guardare se sono presenti certe caratteristiche ritenute come le 'stigmate' dell'autismo, ma presenti a volte anche in altri bambini, a me sembra più importante vedere se un bambino è fermo o no nel suo sviluppo e trova o no particolari ostacoli nello stare con gli altri e nell'adattarsi al nostro mondo, imparare cose nuove, ecc e viceversa se le persone intorno a lui riescono o no a trovare il modo di entrare in contatto, interagire con lui e capirlo e comunicare.
Cioè mi sembra che conti l'aspetto qualitativo del contatto, della relazione, della comunicazione, dell'interesse per il mondo e per le persone, e la sua evoluzione nel tempo, piuttosto che il fare la lista dei segni e sintomi per una valutazione 'quantitativa', in base al punteggio ottenuto, neanche fosse una gara di pattinaggio o di ginnastica.

Alla luce di queste considerazioni e dalle sue descrizioni mi sembra comunque che il suo bambino, a parte un ritardo nel linguaggio, di per sè non particolarmente raro e preoccupante, e delle particolarità gestuali e di gusti, non abbia poi molti ostacoli nello stare con gli altri, nell'entrare in contatto, nel condividere sentimenti ed emozioni, nell'interessarsi al mondo, alle persone e agli altri bambini, nè sembra avere ostacoli ad imparare cose nuove. Cioè il suo 'ritardo', se c'è, non sembrerebbe 'pervadere' tutti i campi dello sviluppo e della personalità. E quindi tutto può essere ma non 'autistico'.
Manca però il dato evolutivo, cioè se nel tempo ci sono progressi o no, globalmente.

C'è il ritardo linguistico, che resta in effetti finora poco spiegato, in un bambino apparentemente vispo, senza ritardo psicomotorio.

Potrebbe essere utile guardare com'è che non è scattato l'interesse al linguaggio, e con questo lo sviluppo linguistico che è automatico è si rinforza e perfeziona con l'esperienza, in un ambiente parlante e ascoltante.
Ci possono essere molti aspetti che interferiscono col creare condizioni ottimali per la comunicazione linguistica. Uno come è noto è il bilinguismo, una altro sembrerebbe una specie di 'perfezionismo', per cui certi bambini ritardano fino che non parlano di colpo alla perfezione. Altri aspetti, poco studiati e poco noti, potrebbero riguardare un persistere eccessivo di aspetti molto infantili di attaccamento con modalità di contatto fisico tipiche dei primi mesi, che forse frenano lo sviluppo simbolico, perchè bisogna essere messi fuori dal 'giardino dell'Eden' per cominciare a fare qualcosa da sè e comunicare, prima non ce n'è bisogno.
Forse anche l'attenzione eccessiva al linguaggio del bambino può trasformarsi in una richiesta di prestazioni che stressa il bambino e gli fa evitare e rifiutare le richieste stressanti degli adulti, prima parlare e poi spesso anche disegnare e poi leggere ecc ecc.
Cioè sia l'iperstimolazione che la mancanza di stimoli potrebbero avere un effetto disturbante. Probabilmente lo sviluppo del linguaggio richiede condizioni ambientali ottimali, per così dire, considerate in una estensione abbastanza larga, mentre agli estremi di queste condizioni, sia per quantità che per qualità degli stimoli, lo sviluppo potrebbe venirne rallentato, e poi quasi sempre però recuperato in un periodo più lungo, anche perchè l'ambiente si allarga progressivamente al nidoe alla scuola materna, e le condizioni ambientali diventano quelle mediamente normali per tutti i bambini.

Questo per dire che non c'è solo il cosiddetto autismo da considerare, per un bambino con ritardo del linguaggio.
Sembra che dalla conoscenza di pediatri e specialisti sia sparita quella che una volta era una delle condizioni più diffuse, cioè appunto quella dei ritardi e dei disturbi del linguaggio.
Ma a venti mesi ancora è presto anche per queste altre 'diagnosi', e probabilmente il suo bimbo comincerà nei prossimi mesi a recuperare il ritardo.

Cordialmente
drGBenedetti

Gent.le dott.

Gent.le dott. Benedetti,
innanzitutto La ringrazio per la rapidità e accuratezza della Sua risposta.
Chiarisco che il bimbo ha compiuto 2 anni il 28 Febbraio e per questo motivo, secondo la pediatra, non si può più parlare di un semplice ritardo sulla tabella di marcia ma di un ritardo che necessita necessariamente di un intervento medico.
In effetti Lei ha ragione, mi sono ritrovata a fare un elenco di cose che fa e non fa ma effettivamente è questo che mi è stato chiesto dalla pediatra, che per il solo fatto che il bimbo non parla, grida spesso e presenta queste stereotipie alla manine ha sospettato un quadro autistico, se pur "sfumato" o, come ha detto lei "ibrido" a causa della presenza di competenza relazionale. Ho riletto il post che scrissi 7 mesi fa per cercare di capire se ci sia stata o meno evoluzione: i dati certi sono che il bimbo ha imparato a mangiare con le sue manine (anche se ancora non usa bene il cucchiaio),indica e riconosce i personaggi dei cartoni animati sui libretti,ci coinvolge portandoci i suoi giochi per giocare insieme, si interessa maggiormente all'ambiente circostante e, pur non parlando, ha affinato il suo modo di comunicare facendosi capire molto bene con "versi",ed espressioni del viso. Chiunque abbia a che fare con lui nota il suo sguardo "da furbetto" che sta per combinartene una da un momento all'altro...
Da un punto di vista prettamente linguistico, tuttavia, sembra aver avuto quasi un'involuzione: aveva cominciato a dire alcune paroline ma ora non le dice più.
Per quanto riguarda l'ambiente in cui vive il bambino, l'unica cosa che posso dire è che abbiamo poche occasioni di frequentare parenti ed altri bambini, il piccolo non va al nido e sta quasi sempre con me e con il papà e forse questo non lo aiuta, anche se usciamo spesso, gli parliamo e ci giochiamo tanto.
Giovedì prossimo faremo questa visita e, se posso approfittare ancora del Suo tempo, La aggiornerò sull'esito.
Grazie ancora per la Sua competenza e disponibilità.

Se c'è un dubbio di

Se c'è un dubbio di 'regressione' linguistica è indicato di fare un eeg in sonno e veglia per escludere una sindrome di Landau Kleffner.
Per il resto probabilmente la situazione ambientale descritta, con scarsità di contatti con altre persone, può dar conto della non necessità di un linguaggio sociale, e quindi di un ritardo nel suo sviluppo. In casa probabilmente bastano le comunicazioni esistenti in 'lingua privata familiare', e la lingua esterna è un po' come una lingua straniera. Trasferirsi nel paese desiderato è il modo migliore per impararla, come si vede nei bimbi immigrati (che frequentano le scuole...).
Cordialmente
drGBenedetti

Grazie per questo ulteriore

Grazie per questo ulteriore chiarimento. Qualunque sia l'esito degli accertamenti che faremo ci impegneremo sicuramente a dare più occasioni al piccolo di interagire col mondo esterno, anche iscrivendolo all'asilo. Resta difficile da capire il motivo per il quale un bambino socievole e solare (che, come Lei mi ha ben spiegato, non può essere definito autistico) per il fatto che non parla, possa essere inviato ad una visita neuropsichiatrica con una prescrizione per "sospetto autismo"...credo che sia controproducente per chi lo visiterà e deleterio per noi genitori che in questa settimana di angosciante attesa stiamo mettendo in dubbio tutte le nostre certezze sulla salute di nostro figlio. Abbiamo quesi più paura delle conseguenze della "sentenza" che del problema oggettivo. Scusi lo sfogo e grazie ancora.

Aggiornamento a 26 mesi

Gent.le dott.Benedetti,
come Le avevo scritto siamo stati alla visita neuropsichiatrica dove abbiamo trovato una specializzanda molto gentile e scrupolosa che, dopo aver interagito un po' col bimbo, ci ha detto che lei non vede al momento sintomi di autismo e che, comunque, quella è una diagnosi complicata e da "ultima spiaggia" per un bimbo di soli due anni. Il suo consiglio è stato di iscrivere il bimbo al nido, viste le scarse occasioni di interazioni con altri adulti e bambini e, dopo aver escluso deficit uditivi con l'abr, procedere ad una prova cognitiva (scale Griffith) per valutare su quali aree intervenire con sedute di psicomotricità o logopedia. Noi però, per il momento, abbiamo deciso di non interferire con l'inserimento al nido (già abbastanza difficoltoso) e rimandare questi esami. Nell'ultimo mese, comunque, ci sono stati dei passi avanti: il bimbo ha cominciato ad indicare pure oggetti lontani su richiesta (anche se usa tutta la manina), ha cominciato a fare "ciao" con la mano (sempre su richesta), canta "nella vecchia fattoria" intonando ia-ia- nel momento giusto e, in generale si mostra sempre più curioso, reattivo e attento di fronte alle nostre proposte. Capisce praticamente tutto quello che gli diciamo, è allegro, affettuoso, giocherellone, cerca spesso la condivisione del gioco con noi e ci "sfida" di fronte ai nostri divieti modificando i suoi comportamenti in base alle nostre reazioni, è sempre più autonomo nel mangiare e ha imparato ad usare tanti giochi nuovi in modo appropriato. Restano però alcuni comportamenti strani che continuano a preoccuparmi: ultimamente ama stare sulle punte, soprattutto in casa e se scalzo cammina spesso così, se eccitato da una mia proposta o se vive un momento di "suspance" nel gioco sfarfalla per alcuni secondi le manine, apre e chiude ripetutamente le manine se eccitato, tende le braccia e le gambe avanti se nervoso, si fissa spesso sugli oggetti in movimento pure in presenza di altri giochi (adora aprire e chiudere le porte) e, se annoiato o nervoso emette un vocalizzo continuo per interi minuti (ma facilmente interrompibile richiamando la sua attenzione). Per quest'ultima sua caratteristica l'animatrice della ludoteca che frequenta, senza che io le dicessi niente, ha sospettato che fosse autistico, dicendomi che fa gli stessi "versi" dei bambini autistici con cui lavora. Quindi la mia domanda è: esistono bambini normali che durante il loro sviluppo mostrano più di una caratteristica riconducibile all'autismo? E se è così, il bimbo potrebbe recuperare spontaneamente, senza interventi medici che rischiano di farci continuare a vivere nello "spettro" che il bimbo abbia qualcosa di grave?
Aspettando il Suo autorevole
parere, a cui tengo molto, La ringrazio nuovamente per l'attenzione.

Gentile signora, come un

Gentile signora, come un colpo di tosse non fa una broncopolmonite, così uno sfarfallamento non fa l'autismo. Anche la dottssa che ha visto il bambino "non vede segni di autismo". Se il bambino progredisce e si ambienta al nido senza troppi problemi, starei ancora a vedere. Magari tornate dalla dottssa per un controllo fra alcuni mesi.
Se credete mandatemiper email qualche video in cui si veda il bambino insieme a qualche familiare, in ambiente tranquillo, e forse potrò dare un parere più motivato.
Cordialmente
drGBenedetti

AGGIORNAMENTO A 29 MESI

Gentilissimo dott. Bendetti,
Le scrivo per aggiornarLa sui progressi di D.,
dall'incontro con Lei avvenuto a fine Aprile. Il bimbo compirà a fine mese due anni e mezzo e ha frequentato l'asilo nido da Aprile a Luglio. Dopo un inserimento abbastanza difficoltoso (piangeva alla separazione) ha cominciato a seguire le routine e a partecipare alle attività proposte con entusiasmo, ha accettato bene il cibo imparando a mangiare autonomamente e qualche volta si è fermato anche a dormire senza difficoltà. Tuttavia le educatrici ci hanno detto che ancora, a parte qualche carezza occasionale, non interagisce molto con gli altri bimbi mentre con loro è molto affettuoso, soprattutto con una maestra in particolare. Sul fronte linguaggio, da un paio di mesi ha imparato a rispondere "sì" in modo contestuale (ancora non dice "no" ma esprime bene il concetto con un verso e la mimica facciale, anche se non scuote la testa); ogni tanto dice "mamma" ammiccando soddisfatto ma non lo usa per comunicare qualcosa, è come se mi facesse vedere che sa dirlo. Da un paio di settimane ha cominciato ad indicare tutto quello che vede e che lo interessa, triangolando lo sguardo e chiedendo informazioni con un verso interrogativo ("e i?"). Ora lo interessano molte più cose, oltre alla passione per i mezzi di trasporto (riconosce i modelli delle macchine di tutti i familiari e indica tutti gli aerei di passaggio), in occasione di una recente vacanza al mare, ad esempio, ha scoperto la luna e le stelle, attirando la mia attenzione con entusiasmo. Non sempre indica col dito indice, più spesso con tutta la manina o sovrapponendo il medio all'indice...ma va beh.
Per quanto riguarda le sue "fissazioni" finalmente non butta più giù le sedie, mentre permane la passione per il movimento delle porte e una strana abitudine a guardare i cartelli sul fronte e sul retro. Ora però ci coinvolge in questo "gioco" chiedendoci prima notizie sul contenuto del cartello. Ha sempre un'andatura incerta e cammina ancora sulle punte, ma lo fa soprattutto se annoiato e si ritrova a "ciondolare" per casa. Sulla sabbia e sul pavimento del bar della spiaggia, nonostante fosse scalzo, per esempio, camminava perfettamente. Sfarfalla ancora e tende nervosamente le braccia aprendo e chiudendo le manine nei momenti di eccitazione, i primi giorni di vacanza anche guardando il movimento del mare e accompagnando il tutto con versi. Riguardo al gioco, ancora non fa gioco simbolico ma ha cominciato a voler scegliere cosa mettersi e quali scarpe indossare, per poi andarsi a guardare allo specchio tutto soddisfatto. E' sempre un gran coccolone e cerca spesso piaceri sensoriali, come toccarci l'orecchio o sbatterci dentro le ciglia per rilassarsi. Le nostre difficoltà sono soprattutto la sua gestione fuori casa o in un parco, per la sua voglia di correre senza sosta o verso l'uscita (dove probabilmente va a cercare la sua macchina) o verso qualche porta o cartello e questo rende spesso difficoltoso farlo giocare con i giochi a disposizione (amava molto gli scivoli ma ultimamente si sta stufando).
Le educatrici del nido, inizialmente, ci avevano molto tranquillizzati dicendoci che capisce tutto e si era adattato senza problemi alla vita del nido, mentre negli ultimi mesi ci hanno rigettato nello sconforto parlando di tratti autistici da far valutare (questo soprattutto dopo un master sull'argomento della responsabile dell'asilo, la quale mi ha detto che alcuni bambini possono essere autistici pur condividendo l'attenzione...).
Quello che vorrei chiederLe, quindi, è se, secondo Lei, i progressi del bimbo bastano a farci attendere con un po' di tranquillità e serenità i tre anni o se c'è davvero qualcosa che possiamo fare prima per aiutarlo.
Grazie dell'attenzione e scusi se, come al solito, mi sono dilungata.

Gent.le dott.Benedetti, in

Gent.le dott.Benedetti,
in attesa della Sua risposta al mio post precedente, mi permetto di chiederle un ulteriore parere ad integrazione di quanto riportato sopra: ultimamente il bambino ha cominciato con più frequenza a correre avanti e indietro vocalizzando e muovendo le mani, quando non impegnato in qualche attività. Noto che questo atteggiamento spesso corrisponde anche ad un bisogno di scaricare un'energia in eccesso, tant'è che dopo essersi stancato diventa più disponibile all'interazione e al mantenimento dell'attenzione per tempi più lunghi. Tuttavia, come Lei mi ha detto, un comportamento del genere lo distoglie dall'apprendere e quindi andrebbe interrotto proponendo un'attività alternativa...me lo conferma?
Grazie ancora.

Mi dispiace aver dimenticato

Mi dispiace aver dimenticato di rispondere prima....
Riporto le mie osservazioni dopo la visita nel maggio scorso, a 26 mesi.
"Bambino particolare, con un modo di camminare ancora un po’ incerto, curioso delle porte (ascensore, studio), che col pulsante ha imparato a far funzionare e di cui osserva quindi con interesse il funzionamento sotto il suo controllo (non tende a scappare, ad allontanarsi), nell’eccitazione sfarfalla un po’ con le mani e si intirizzisce un po’ sulle punte, ma limitato. Nella stanza, poi, di fronte al no a continuare il suo gioco con la porta, reagisce un po’ stizzito ma per poco, salvo tornare ogni tanto a provare a spostare la persona seduta davanti e passa la seduta in mezzo a noi tre in un continuo più motorio che simbolico, ma in contatto con loro, reattivo ai loro richiami e stimoli, con una comunicazione fra loro privata e molto presente, di gioco, scherzo, finte di dormire, divertendosi e divertendosi anche loro e anch’io, in modo condiviso. Non c’è quel senso di barriera, distanza invalicabile che c’è con i bambini autistici, nè senso di vuoto, come negli stati autistici, ma di un 'pieno' che per ora forse è limitato all’ambito ristretto familiare. Si interessa un po’ anche di me, dandomi qualche cosa, carte, palle, e toccandomi curioso la barba alla fine. Buffo come a volte sembra sperimentare anche i genitori come macchine di cui conosce le risposte a certi ‘pulsanti’, facendo certe cose e poi guardando in faccia la loro reazione, specie con la mamma. Il rapporto è pieno, spontaneo, gratificante reciprocamente. Possibile quindi che questo ritardo comunicativo linguistico simbolico ludico sia legato a un essere rimasto in un ambito familiare molto ristretto.
C’è qualche attrazione ‘pericolosa’, sensoriale, senza significato, come il guardare girare gli oggetti, ecc da evitare, così come da limitare le fisse per porte, ecc, semplicemente dicendo no e impedendo in qualche modo, per favorire invee attività e scoperte più con significato.
Mi saluta con un ciao della mano, alla fine, in braccio alla mamma.
Sta andando all’asilo da un mese, con grandi pianti alla separazione e contentezza al ritorno.
Direi quindi che è ancora una fase di sviluppo ‘in bozzolo’, ma non con meccanismi evitanti e difensivi di tipo autistico.
Gli aggiornamenti forniti mi sembra mostrano progressi quotidiani, e mi sembra si possa quindi lasciarlo continuare nelle sue esplorazioni del mondo, con gli ovvi limiti di spazio e di tempo. Molto rassicurante che voglia condividere le sue scoperte e il suo entusiamo. Certo è consigliabile di interrompere in qualche modo, se si può, i momenti di
iperattività ed eccitazione, ma non si può 'forzarlo' a giochi o interessi. La cosa migliore mi sembra fornirgli occasioni di fare esperienze ed esplorare le cose che lo interessano, accompagnandolo magari nelle sue esplorazioni ma senza volerle orientare troppo, mettendo invece i necessari limiti alla sua 'invasione del mondo', in modo tranquillo.
Cordiali saluti
drGBenedetti

Grazie mille, anche per

Grazie mille, anche per l'utilissima relazione sulla visita.
Effettivamente da Maggio i progressi sono stati molti e continuano in questi giorni: il bimbo è sempre più interessato all'ambiente e alle persone, ha ritrovato il piacere per gli scivoli, che affronta con più disinvoltura nei movimenti (anche se ancora non alterna sempre i piedini per salire) e ha scoperto anche l'altalena, che prima rifiutava. Riguardo alle "fisse" è passata anche quella per aprire e chiudere le porte, mentre permane la forte scarica emozionale nel vedere il movimento di quelle scorrevoli.
A Settembre ricomincerà il nido, speriamo sia un ulteriore stimolo a progredire nella giusta direzione.
Cordiali Saluti

AGGIORNAMENTO A QUASI 3 ANNI

Gentile dott. Benedetti,
Le scrivo per aggiornarLa sui progressi del bimbo negli ultimi 10 mesi (compirà 3 anni fra un mese e mezzo) e per chiederLe alcuni consigli.
Il piccolo ad oggi indica col ditino indice e ha cominciato finalmente a parlare (da meno di un mese), con grande entusiasmo e gioia per questa nuova scoperta; sorprendentemente combina già due, tre, a volte quattro paroline per volta e regge il "botta e risposta" in modo veloce e con richieste e risposte appropriate; spesso, sulle parole su cui si sente più incerto, scandisce le sillabe a mo' di robottino ma, pian piano, sta diventando sempre più fluente. Dal punto di vista relazionale è sempre affettuoso, allegro, cerca le coccole e condivide costantemente le scoperte, anche se ancora non cerca un vera e propria relazione con i coetanei (si limita a qualche scambio affettuoso salvo poi chiedermi di loro quando non ci sono). Per quanto riguarda il gioco, pur avendo cominciato ad accennare qualche simbolismo (finge di bere il caffè, fa finta di girare lo zucchero, gioca ad imboccarci e pettinarci), se non è incoraggiato ad occuparsi in qualche attività tende a "perdersi" un po' camminando avanti e indietro per la stanza o incantandosi, come sempre, sul movimento di porte o oggetti roteanti e luminosi (e noi sistematicamente lo richiamiamo proponendogli un altro gioco). Un'altra cosa da segnalare è che è ancora un po' impacciato a livello motorio (cammina spesso sulle punte, non salta e non alterna gli scalini per salire le scale).
La nostra impressione, soprattutto da quando a cominciato a parlare, è che comunque il bimbo sia in una fase di pieno sviluppo, è sempre più presente, curioso dell'ambiente circostante e dimostra l'affetto in modo sempre più approfondito (con abbracci, baci e carezze e giochi personalizzati).
Arrivando alla nota dolente, il problema è che le maestre non la pensano come noi e,durante un recente colloquio, ci hanno invitato a chiedere un nuovo parere per pianificare qualche intervento: secondo loro il fatto che parli non deve rassicurarci più di tanto perché esistono bambini autistici che parlano, e le sue stereotipie (poche ma presenti) unite al fatto che a volte ripete le parole che sa dire più volte e magari fuori contesto - facendolo sempre in modo allegro e condiviso, come a volerci dimostrare quanto è bravo, mi ero illusa che fosse una cosa normale, visto che parla da venti giorni - è secondo loro un segno che il bambino possa avere un problema di tipo autistico.
La mia domanda è, quindi, cosa ne pensa e cosa ci consiglia di fare?
Grazie per la Sua disponibilità.

Direi che le maestre devono

Direi che le maestre devono fare il loro mestiere e non quello di psicologi o medici. Non dovrebbero sconfinare dai limiti del loro lavoro. Può essere loro compito informare i genitori di eventuali 'sintomi', come se il bambino vomitasse a scuola o avesse mal di pancia o zoppicasse, ma non di più, tantomeno azzardare diagnosi... Poi è prerogativa dei genitori occuparsi dei loro bambini, senza dover rendere conto alle maestre.
La descrizione che date del vostro bambino sembrerebbe mostrare un bambino che ora sta scoprendo le possiblità del linguaggio e arricchendo le capacità comunicative e relazionali e la sua curiosità e interesse. Sicuramente in casa, a quanto dite. Può darsi che sia ancora un po' diffidente e guardingo nell'ambiente esterno? A suo tempo scrivevo: ". Non c’è quel senso di barriera, distanza invalicabile che c’è con i bambini autistici, nè senso di vuoto, come negli stati autistici, ma di un 'pieno' che per ora forse è limitato all’ambito ristretto familiare. "
A maggior ragione ora la situazione mi sembra sicuramente poco 'autistica' (che vuol dire disinteresse per il mondo e per le persone e chiusura in un mondo vuoto e senza significato dove non c'è sviluppo umano).
Inviatemi qualche video, se credete.
Cordialmente

Grazie per la risposta, come

Grazie per la risposta, come sempre chiara ed accurata. Il problema è che una delle maestre in questione è psicologa, per questo si sente libera di fare diagnosi...Io sono preoccupata per il fatto che ormai a scuola è subentrato il pregiudizio, ed ogni comportamento che mi viene riportato è chiaramente interpretato come una conferma dei loro sospetti (per esempio, una banale reazione di disappunto del bambino perché un giorno è stato cambiato in un posto diverso dal solito mi è subito stata riportata come intolleranza per i cambiamenti di routine, - oppure il fatto che ripete le parole che peraltro ha appena acquisito, mi viene riferito essere un' "ecolalia" ecc. ecc.) e credo che questo possa essere solo controproducente per tutti. Secondo la maestra direttrice, l'avvicinarsi dei tre anni è una "scadenza" entro la quale va fatta una diagnosi, e il nostro insistere sul fatto che, in accordo con Lei, ci sembra assurdo andare a cercare diagnosi e rimedi in un momento di pieno sviluppo, viene interpretato come una nostra resistenza ad ammettere le problematiche di nostro figlio. Noi, invece, siamo molto preoccupati per il fatto che il bimbo non sia ancora al passo con i coetanei e presenti queste stereotipie, ma lo vediamo in continuo evolvere e non vogliamo disturbarlo con indagini e interventi inutili.
In questi giorni cercherò di fare qualche video ma Le scriverò in privato per avere un nuovo appuntamento, in modo che possa rivedere direttamente il bambino e magari darci qualche altro consiglio su come comportarci.
Grazie ancora per la Sua disponibilità.

Anche se laureata in

Anche se laureata in psicologia la maestra è tenuta a rispettare nel suo lavoro i limiti delle sue prerogative, che non sono quelle di fare la psicologa a scuola. I suoi atteggiamenti potrebbero anche configurare un abuso di qualche tipo, ma conviene, di questi tempi, fare buon viso e difendersi con garbo dalle intrusioni. Resto a vostra disposizione per i vostri dubbi.
Cordialmente

AGGIORNAMENTO A 7 ANNI

Gentile dott. Benedetti,

in questi anni ci siamo visti per un paio di consulti di persona, poi a causa della distanza non siamo più riusciti a metterci d'accordo. Ora avrei piacere di aggiornarLa sulla situazione del bambino che, a distanza di anni (compirà 7 anni a fine mese), resta poco chiara.

Dopo l'ultima volta che ci siamo sentiti (il bimbo aveva circa 5 anni), abbiamo intrapreso un percorso diagnostico presso la Neuropsichiatria Infantile dell'Umberto I di Roma, a via dei Sabelli. Questo a causa delle difficoltà che continuavano ad esserci e che rendevano preoccupati noi genitori e la scuola circa l'inserimento del bambino alla primaria. Una diagnosi in una struttura pubblica ci avrebbe permesso di ottenere il sostegno scolastico, se necessario. Le specifico che in questi anni il bimbo ha sviluppato perfettamente il linguaggio, arrivando a imparare a leggere e scrivere spontaneamente verso i 4 anni. È diventato molto più socievole, anche con i suoi pari, anche se a volte "non regola" molto le interazioni, risultando troppo invadente con baci, abbracci o strumentalizzando le persone per raggiungere i suoi fini. Gli aspetti più difficoltosi, tuttavia, rimangono la necessità di essere quasi perennemente in movimento, e quindi la difficoltà a mantenere l'attenzione a scuola, la camminata sulle punte e una tendenza a rimuginare frasi e parole irrigidendosi (quando particolarmente agitato). Alcuni, stimoli, inoltre, continuano ad essere ricercati provocando iper eccitazione (porte scorrevoli, ascensori ecc.).

La diagnosi dell'Umberto I, durata circa 10 gg diluiti in 1 anno e 3 mesi (è stata consegnata a luglio 2017), ha incluso un elettroencefalogramma in veglia, risultato negativo, e vari test di valutazione comportamentale, che hanno portato a un inquadramento nello spettro autistico, con deficit dell'attenzione e iperattività e disturbo della coordinazione motoria. La prescrizione, nonostante le mie preoccupazioni soprattutto per aver notato che la camminata in punta sembrava ormai strutturata (il bambino non riesce ad appoggiare bene il tallone), sono state liquidate con una semplice prescrizione di psicomotricità.

Ora, in seguito alla separazione da mio marito (sicuramente altra nota non positiva per il bambino) io e lui siamo tornati a vivere in Liguria dai miei genitori (il papà viene regolarmente ogni 2 weekend e a Natale lo ha portato con sé a Roma una settimana). Qui frequenta un'ottima scuola Montessori, con maestre dolci e attente, e ha qualche ora di sostegno scolastico grazie alla legge 104. Il bambino appare intelligente e ricettivo, tenuta ferma la difficoltà di seguire le lezioni per più di 20-25 minuti di fila senza alzarsi. Le preoccupazioni riguardano principalmente il fatto che presso l'ASL locale, dove l'ho portato per la psicomotricità, sono sorti dei dubbi circa la diagnosi, col sospetto che il problema sia di natura neurologica (paralisi cerebrale infantile?), invece che comportamentale. Contemporaneamente la fisiatra ha diagnosticato un importante equinismo per il quale ci sarebbe già l'indicazione per un intervento chirurgico (quando fino a luglio mi erano stati esclusi problemi fisici). Al momento il bambino fa tre sedute a settimana di fisioterapia e una di psicomotricità. Gli sono stati inoltre prescritti dei tutori notturni in attesa di valutare l'opportunità della correzione chirurgica e il 20 rivedrà la neuropsichiatra per la prescrizione di altri esami strumentali (risonanza magnetica, esami del sangue ecc.

Il mio aggiornamento termina qui, con la confusione e preoccupazione che può immaginare mi stia assalendo, e il dubbio di aver sbagliato strada fin dall'inizio.

In attesa di un Suo riscontro, La ringrazio per l'attenzione.

Cordialmente

Molto lieto di rivedervi su

Molto lieto di rivedervi su queste pagine. Sono dispiaciuto per le difficoltà familiari.
Da quanto leggo il bambino ha prosegito il suo sviluppo, globalmente, mantenendo qualche aspetto comportamentale atipico, con in particolare una certa difficoltà di autocontrollo emotivo e di adattamento alle richieste ambientali. Come va nell'apprendimento, con i compagni, fa qualche attività extrascolastica, com'è nel contatto personale e nel dialogo?
Riguardo all'equinismo. L'ipotesi di una paralisi cerebrale infantile, cioè di una sofferenza alla nascita con residui deficit motori e spesso equinismo non riducibile nei casi gravi (cioè che non si può ridurre neanche passivamente, forzandolo) mi sembra poco plausibile. Il quadro clinico generalmente è diverso, ci sono quadri motori e posturali abbastanza specifici. Prima di fare un intervento chirurgico sarei molto prudente e sentirei altri pareri di specialisti nel campo neuromotorio. Ma tale diagnosi non spiegherebbe minimamente le caratteristiche comportamentali. Ha letto immagino quello che penso della diagnosi di 'spettro autistico'.
Sono lieto che sia in una scuola con impostazione Montessoriana, che dovrebbe essergli utile. Penso che sia importante che faccia esperienze che lo allenino progressivamente ad adattarsi meglio insieme agli altri e trovare progressivamente modalità maggiori di autocontrollo e autonomia. Le 'diagnosi', quali che siano, non cambiano le sue difficoltà e i suoi bisogni, da cui si deve sempre partire, a mio avviso. Restando a disposizione,
Cordiali saluti

Grazie per aver risposto così

Grazie per aver risposto così velocemente, provo a rispondere alle domande che mi ha posto.

Nell'apprendimento il bimbo non sembra avere particolari problemi, anzi, lo vedo leggere e comprendere velocemente le consegne dei compiti ed eseguirli correttamente chiedendo quasi mai aiuto. Per contro, ma questa cosa immagino non la stupirà, risulta sempre carente nelle scale psicometriche (vedi Griffiths) in cui si nota soprattutto una difficoltà ad elaborare più stimoli contemporaneamente. La maestre sono d'accordo sull'abilità del bambino laddove è motivato (ci sono cose in cui risulta "molto più avanti" a detta loro, diversamente perde rapidamente l'attenzione e non sempre si riesce a fargli fare ciò che va fatto in quel momento.

Con i compagni, come le dicevo, continua a prediligere i bambini più grandi, dai quali immagino si senta più accudito e assecondato, ma sta sviluppando buone relazioni anche con i pari, salvo la tendenza (con alcuni) a litigare facilmente se contraddetto o a essere troppo invadente con baci e abbracci. Diciamo che permane il suo desiderio di comandare, non ha ancora ben presente il rispetto dello spazio e dei desideri dell'altro. Come attività extra scolastica pratica nuoto, quest'anno senza troppa voglia, e anche lì è discontinuo nell'ascoltare l'insegnante e eseguire ciò che gli viene chiesto.

Riguardo al contatto personale e al dialogo, ci sono momenti di tranquillità in cui si fanno discorsi lunghi, con scambi pertinenti e contenuti che spesso stupiscono data la sua età, esprime sensibilità e un particolare acume nel leggere le situazioni. È un simpaticone, ama lo scherzo e l'ironia ed è molto consapevole del suo "agitarsi troppo" e delle sue altre difficoltà, spesso chiedendo di essere aiutato da me ad affrontarle. Il modo di esprimersi cambia quando è particolarmente agitato o, in generale, quando è in movimento e/o distratto da altri stimoli, spesso diventa ripetitivo nelle domande, balbetta e ha una tendenza a chiedere cose che sa perfettamente per il piacere (forse rassicurante?) di sentire la stessa risposta. Quando diventa troppo insistente (non so se faccio bene) glielo faccio notare, rivolgendo la stessa domanda a lui (che prontamente dimostra di conoscere già la risposta) e dicendogli che "bisogna chiedere le cose che non si sanno".

Per quanto riguarda la problematica dell'equinismo grazie per il chiarimento, sicuramente la cosa verrà rivalutata dopo il primo ciclo di fisioterapia e gli esami che gli verranno prescritti, e in ogni caso sentirò altri pareri.

Grazie ancora per l'attenzione,
Cordiali Saluti

Mi sembra che ci siano

Mi sembra che ci siano aspetti di immaturità, forse per non aver fatto abbastanza esperienza di contesti e situazioni diverse. Bisognerebbe capire che cos'è che lo manda in 'agitazione' ogni tanto, in cui sembra un po' regredire, forse per l'ansia e alla ricerca di rassicurazione.
Ora che il rapporto con il padre è per forza di cose minore, forse c'è un certo squilibrio nel rapporto con la madre, che può magari mantenerlo legato ad aspetti più infantili? E' solo una domanda, un tema cui pensare, non ho abbastanza elementi per affermarlo. Credo comunque che che siano utili esperienze ambientali diverse che arricchiscano la sua conoscenza di vari contesti e la sua autonomia.

Sul fatto delle poche

Sul fatto delle poche esperienze, credo che questo possa essere stato vero prima dei due anni e mezzo di età, quando ancora non andava all'asilo e in effetti passava la maggior parte del tempo con me e con il papà e anche il contatto con gli altri bambini era piuttosto limitato. Ma da dopo l'inserimento al nido in poi non credo, anzi, abbiamo fatto il possibile per fargli fare più esperienze diverse possibili, fra attività extra scolastiche, giornate all'aria aperta, ludoteche insieme ad altri bambini, viaggi anche all'estero, sport, mare, insomma, credo che dal punto di vista degli stimoli non gli sia mancato nulla. La sua agitazione non sembra scaturire da particolari situazioni, almeno non sempre, certamente quando posso dargli "meno retta" è più su di giri, ma in generale sembra un suo modo di reagire alle situazioni quotidiane, per dire, a volte ad esempio gli basta incontrare un suo compagno di scuola, magari in un luogo inaspettato e si emoziona molto. La separazione sicuramente un peso lo avrà avuto, però onestamente non posso dire di aver notato comportamenti diversi o intensificati rispetto a prima che accadesse, sicuramente la conflittualità che c'è stata a lungo in casa ha avuto a sua volta un impatto.

Nel rapporto con me, credo che l'aspetto maggiore di dipendenza sia rimasto il fatto di dover dormire insieme, vivendo adesso a casa dei miei. Lui dipende molto dal contatto fisico e lo ricerca anche durante la notte, svegliandosi spesso e chiedendo di essere abbracciato (chiedeva spesso di dormire nel lettone anche quando eravamo a Roma, a volte costringendo il papà ad occupare il suo lettino). Per il resto è un bambino che si distacca con facilità, anche piuttosto autonomo nel prendersi cura di sé (nonostante provi spesso a far fare a me, ma io insisto. Se ha consigli su come favorire un rapporto meno dipendente, ovviamente sono ben accetti. Grazie ancora!

Credo che andrebbe risolto il

Credo che andrebbe risolto il fatto di dormire stabilmente insieme alla mamma. Non è un bisogno del bambino, è un'abitudine (regressiva) che alla lunga penso possa frenare la sua evoluzione, per qualche aspetto. Per il resto non ho presente abbastanza la situazione, per dire altre cose oltre a quelle già dette. Se crede si può fare un consulto via skype, per una maggior possibilità di scambio. Veda se vuole consulti online privati, in cima alla colonna a destra.

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