ADHD, comorbidità oppositivo provocatoria, ritalin, L104

Ricevo: Gentilissimo dottore, sono la mamma di un bimbo diagnosticato adhd con la comorbidità oppositivo provocatorio, in cura farmacologica con ritalin e siamo in attesa di poter effettuare child training e parent training.

Il farmaco sta dando ottimi risultati , anche se il bimbo va seguito in tutto: a scuola , amici, sport , controlli ecc.
Sono genitore unico affidatario di questo bimbo , il padre vive in un altra città e quindi, non ho nessuno che può aiutarmi.
Le invio relazione insegnante e diagnosi .
Io sono ...., attualmente fino a 12 anni del bimbo , avrei l'esonero del notturno .... in quanto genitore di un bimbo affidatario.
L'assistente sociale mi riferisce che dovrei avere i presupposti per ottenere la legge 104, cioè 3 gg di permesso , ed esonero notturno.
Volevo sapere , se secondo Lei avrei i requisiti per seguirlo nelle terapie e visite , con la legge 104
RingraziandoLA anticipatamente
Distinti Saluti
mamma di X

Gentile signora,per avere il

Gentile signora,
per avere il riconoscimento della Legge 104 (e aver diritto ai vari provvedimenti previsti, come insegnante di sostegno, piano educativo individualizzato, avvicinamento e giorni liberi dei genitori, ecc) suo figlio deve essere riconosciuto portatore di handicap da una apposita commissione dell'asl. Le varie regioni hanno procedure diverse, per sapere come fare può rivolgersi all'ufficio di medicina legale o al servizio di neuropsichiatria infantile dell'asl.
Non è detto che la diagnosi di adhd e di disturbo oppositivo provocatorio comporti il riconoscimento dei diritti in base alla L 104. Dipende dalla gravità del caso e dal parere della commissione. La legge non prevede un elenco di malattie che diano automaticamente tale diritto.

Mi permetta un commento sulla situazione di suo figlio. Sia lei che le insegnanti e diverse strutture mediche specialistiche sottolineano il buon effetto del Ritalin sul comportamento del ragazzino ma c'è attesa di iniziare l'intervento di consulenza educativa del bambino e dei genitori ('child training' e 'parent training'). La 'lettura' medicalizzata ( attualmente molto sponsorizzata) della situazione attribuisce in pratica al bambino tutti i problemi, diagnosticandogli malattie e 'comorbidità' presunte ma non dimostrate, prescrivendo farmaci potenzialmente pericolosi come tutti i farmaci, e avviandolo a una carriera di paziente cronico.
Sullo sfondo si intravede però una difficile organizzazione familiare e una mamma un po' sopraffatta dalla situazione. Non voglio farle venire ulteriori sensi di colpa e complicarle ancor più la situazione, ma le segnalo la possibilità di 'letture' più ampie del comportamento del bambino con la possibilità di trovare altre vie, di consulenza e aiuto psicologico, educativo, familiare, sociale - meno responsabilizzanti e pesanti per il bambino - per migliorare la situazione.
Capisco che può essere più difficile trovare queste altre vie e che l'intervento farmacologico sia più facile, e che lei possa avere una quantità di pressioni, dalla scuola, dai medici, da altri, alla scelta farmacologica... Però, 'uomo avvisato, mezzo salvato', o meglio: 'genitori avvisati, bambino mezzo salvato', come scrivo anche in questo articolo, dove può leggere più estesamente la mia opinione in merito.
Non me ne voglia e con i miei migliori auguri
Cordialmente

dr GBenedetti

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