Borderline, asperger o... viziato?

D. ha 5 anni. A novembre la scuola ci segnalò la sua chiusura in una sorta di guscio che meritava qualche indagine in più. Ci siamo rivolti ad una psicologa infantile che ha escluso ogni forma di autismo e di disturbo dell'attenzione. Anzi ci ha parlato di un'intelligenza non comune, di una "estrema consapevolezza di sé" e di qualche lieve "difficoltà prassica" addebitabile al mio stile apprensivo di cura. Lo ha inserito in un gruppo di educazione psicomotoria, associato ad una seduta settimanale di terapia individuale. Immediatamente D. è uscito dal guscio, la terapia è proseguita fino ad una seduta individuale che ci ha spaccati tutti, il 22 febbraio: D. a metà seduta ha accusato un mal di stomaco che gli impediva di proseguire, dolore svanito dopo aver lasciato lo studio. Noi genitori abbiamo pensato che D. ci volesse comunicare il suo disagio ad essere lì. La psicologa lo ha interpretato come la reazione al nostro recondito desiderio di interrompere la terapia. Ora siamo in pausa, prosegue solo la palestra psicomotoria (vissuta da D. con partecipazione ed entusiasmo). Noi temiamo di aver "medicalizzato" un bimbo viziato, la psicologa non ama le etichette ma dice che un npi lo definirebbe borderline.
Le maestre adesso ci parlano di un bimbo con velocità incredibile di apprendimento ma con scarso talento nella relazione, peraltro attivamente ricercata. Attirano la nostra attenzione sul fatto che non pedala, non è attratto dal pallone, non si soffia ancora il naso, non è coordinato nei salti. In compenso sta imparando a leggere e scrivere senza difficoltà, è il genio del laboratorio di informatica e di inglese, ricorda anche le storie narrate l'anno scorso. Negli ultimi 20 giorni ha cominciato un gioco che è diventato un tormento: si cambia d'abito (da solo, senza difficoltà prassiche) anche 10 volte al giorno, mostrandosi costantemente assillato dai pantaloni (sono moderni?) senza che noi si riesca a capire come dovrebbero essere questi pantaloni. E' accaduto che gli scoppiasse questa crisi vedendo la propria immagine riflessa lungo il tragitto per la scuola, dove la crisi è proseguita per oltre tre ore. Per crisi intendo questi episodi che durano 1-3 ore con pianti disperati e pensiero fisso non influenzabile da alcuna argomentazione/alternativa/opzione. In questi momenti ci sembra di avere a che fare con un adolescente depresso. Ecco le domande: la situazione merita un approfondimento? Se sì, la npi in Puglia come è messa? Quali sono i centri o gli specialisti più accreditati? Io continuo a pensare alla sindrome di asperger: è presto per diagnosticarla o escluderla?
Alcune informazioni aggiuntive: gravidanza tranquilla, parto cesareo a termine perchè podalico, ritmo sonno-veglia irregolare fino ai 4 anni (risvegli notturni), linguaggio precocissimo (a 8/10 mesi lo capivano tutti), ha camminato da solo a 18 mesi, vasino a 3 anni, nido a 18 mesi. Figlio unico di genitori pacifici (non litighiamo mai davanti a D.) ma raramente in accordo sul da farsi.

Indubbiamente la descrizione

Indubbiamente la descrizione colpisce un po', in particolare il gioco/tormento con i pantaloni e le crisi di pianto inconsolabile, oltre che il contrasto fra sviluppo accellerato sul versante intellettuale/razionale, e invece un certo ritardo e goffaggine motoria, tranne che nel vestirsi/svestirsi... Con la furbizia di fingere il mal di pancia per interrompere la seduta. A proposito: poi non ci ha voluto più tornare? Si è opposto?
La segnalazione dell'asilo è solo da novembre. E in precedenza? i primi due anni ( se non sbaglio) e il nido, come sono stati? La 'chiusura' segnalata poteva essere legata a qualche cambiamento, a qualche avvenimento?
Prima di pensare all'Asperger, che in fondo è poco distinguibile dall'"autismo ad alto funzionamento cognitivo" ( e l'autismo è stato escluso, apparentemente), penserei che può essere un tipo un po' particolare, con interessi un po' diversi dai soliti.
A parte queste strane crisi per la sua figura e i vestiti "moderni", è un bambino che gioca, interessato alle persone, alle cose, curioso, partecipe? Com'è come carattere, come modalità affettive, con gli altri bambini, con i genitori, ecc? Il contatto con lui è 'vero', spontaneo, o 'finto', manierato?
Certo bisognerebbe che gli passasse la fittonata per i vestiti... e non capisco bene cosa intende per 'adolescente depresso', me lo chiarisca un po'. Preoccupato per la sua immagine? Ma globalmente non mi sembra particolarmente triste o depresso, appunto.
Perchè parla di viziato? Come siete organizzati in famiglia e quali sono le vostre modalità educative ecc?
Cordialmente
drGBenedetti

Grazie, innanzitutto, per la

Grazie, innanzitutto, per la rapida risposta!
Cerco di rispondere con ordine. Il ritorno in terapia non è ancora avvenuto. Noi genitori non glielo abbiamo proposto (mio marito è particolarmente contrario). Ma proprio oggi D. mi ha chiesto come mai non ci siamo andati. Ho risposto che oggi, al ritorno da scuola, avremmo telefonato per decidere quando andare, ma io temporeggio e lui non se ne sta ricordando.
Prima della segnalazione di novembre D. era semplicemente considerato un tipo forte e particolare. Al nido perse a metà del 2° anno la sua amica del cuore e da allora non legò con nessun altro bimbo. Le educatrici imputarono a quell'episodio (ed al suo linguaggio particolarmente avanzato) la sua ricerca di rapporto con gli adulti piuttosto che con i coetanei. Nel 1° anno di scuola materna si mostrò particolarmente riottoso nel seguire le regole e poco incline a sviluppare rapporti significativi con i coetanei. Ma era presto per parlare di problemi, mi dissero le maestre. Considerarono ovvia la situazione, visto che D. mostrava caratteristiche uniche: interessi non condivisibili (l'anno scorso erano i treni, oggi gli uccelli), una proprietà di espressione anche superiore a quella dei bambini più grandi (la classe è eterogenea), ed infine una mamma non convenzionale erano elementi che giustificavano la sua parziale chiusura in classe.
Quest'anno, invece, si era rinchiuso in una "bolla", senza un'apparente causa scatenante. Noi genitori lo vedevamo interessato agli altri bambini (al parco, in piscina, al mare) ma evidentemente a scuola la situazione era diversa. Di fatto, come le ho scritto, la chiusura è stata superata in fretta, come le maestre mi confermano.
Nel complesso, D. è un bambino molto curioso, con una gran voglia di ridere e far ridere.
Da qualche mese non gioca più con i giocattoli (vecchi o nuovi). E' attratto da computer, strumenti musicali, acqua, armadi e, naturalmente, cambi d'abito. Faccio venire spesso qualche compagno a casa. D. lo fa giocare con i suoi giocattoli e sembra pago di guardarlo giocare. Non ha mai lo stesso interesse del compagno. Non ama fare gare di macchine, giocare a calcio, fare la guerra con le pistole, giocare con i mostri. Eppure desidera sempre la compagnia dei compagni che abbraccia e stringe a sé, anche se loro non gradiscono. Ed ecco perchè le maestre mi parlano di scarsa attitudine alla relazione. Con noi genitori l'affettività è spontanea, o almeno così credo... Io me lo bacio sempre... Forse anche troppo. E qui le spiego il riferimento al bambino viziato: in verità questo è un mantra di mio marito nei miei riguardi: dice che gli ho sempre offerto un modello di vita troppo comodo. Parchi, giostre, libri e giocattoli non gli sono mai mancati. Anche sui vestiti dice che tutto ciò è causato dal fatto che ne ha troppi. Se avesse 4 pantaloni e 4 magliette non avrebbe sviluppato questa paturnia. E non avrebbe abbandonato i giocattoli se ne avesse avuti solo 3. Mio marito ha delegato molto me nell'educazione per motivi di tempo, ma trova che come madre io sia poco autorevole e troppo tenera. Lui ama trascorrere il suo tempo libero con D. e fra loro è nato nell'ultimo anno un rapporto bello e cameratesco, dal quale sono tagliata fuori ma non mi spiace, perché mi sembra fonte di felicità per entrambi.
Infine una nota sulla mia espressione "adolescente depresso". Forse è una mia proiezione di ex adolescente depressa... Mi sembra che D. viva un disagio rispetto alla propria immagine, una disperazione, per via di questi dilemmi senza soluzione circa la modernità dei pantaloni. Ma la ringrazio: mi ha già fatto capire quanto sia improprio utilizzare le proprie categorie per descrivere un bambino!
la ringrazio ancora infinitamente per l'attenzione

Nella sua descrizione sembra

Nella sua descrizione sembra di vedere un bambino un po' particolare e con interessi e modi un po' atipici rispetto ai coetanei, cosa che ovviamente non facilita i rapporti, a volte, ma non si vede apparentemente niente di patologico, nè il bambino sembra patire di particolari disagi.
Forse potrebbe giovare un maggior intervento del padre nella sfera educativa, non limitandosi alla sfera ludica, riequilibrando una situazione familiare forse un po' 'squilibrata' come ruoli dei genitori e separando bene gli spazi adulti da quelli infantili. Può darsi che il bambino, anche per il suo sviluppo cognitivo precoce, sia trattato troppo 'da adulto' per un verso, quello razionale, e troppo 'da bambino' nel versante affettivo materno.
Sicuramente i bambini nascono già con un loro temperamento, ma l'ambiente influenza la loro evoluzione e la loro personalità: gli ambienti 'non convenzionali' possono fornire esperienze priviliegiate da un lato, ma a costo di rinunciare ad esperienze più 'normali' dall'altro... Quello che può risultarne non è facile prevederlo.

Cordialmente

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